Ormai ogni anno, in questo periodo, siamo costretti a fare il conto dei danni a causa delle eccezionali avversità atmosferiche.
Tutta l’Italia è stata duramente colpita, da nord a sud, e abbiamo pagato un eccezionale contributo di vite umane: per le vittime e per i familiari prego e chiedo di fare altrettanto.
I tarantini conoscono bene la furia della natura, ricordiamo tutti le conseguenze della tromba d’aria del 2012 che costò la vita al giovane operaio Francesco Zaccaria e che causò tanti danni, in particolare alla città di Statte; come ricordiamo le alluvioni che hanno interessato i paesi della provincia.
Questa volta siamo stati interessati più lievemente, grazie a Dio, ma non da meno abbiamo avuto danni.
Mi riferisco in particolare al crollo del timpano della facciata della chiesa di Sant’Angelo a Manduria e di alcune campate dell’acquedotto del Triglio.
Il manufatto di origini romane che ha attraversato indenne secoli, millenni, ha ceduto alle intemperie e all’incuria.
Entrambe ci parlano della noncuranza degli uomini per il pianeta e per la loro storia.
La Natura continua a lanciare segnali d’allarme, si ribella all’abuso del suolo, alle emissioni inquinanti, al surriscaldamento; segnali che vanno raccolti subito e inderogabilmente per invertire la tendenza che mette il Creato a dura prova.
Per questo sa sempre affermo che la priorità della vita, della salute e dell’ambiente sull’economia e sulla produzione; così come la dimensione del lavoro degno va perseguita sempre e non può essere surrogata da contributi estemporanei che non risolvono il problema dell’occupazione.
Papa Francesco con la Laudato si’ ci ha indicato il percorso, ci ha offerto una riflessione “rivoluzionaria” che richiede l’impegno concreto e quotidiano di tutti affinché siano tramutati in azioni utili e concrete.
In particolare, il crollo dell’acquedotto del Triglio ci parla di una comunità che non tiene in debito conto le vestigia del suo passato, ammaliata spesso da improvvisato modernismo.
Mi auguro che si provveda quanto prima al restauro del manufatto e apprendo con favore la manifestazione d’interesse dell’Acquedotto pugliese e mi auguro che non sia la sola.
Risulta evidente che l’intervento dei privati è e sarà sempre più necessario per intervenire in favore del nostro patrimonio storico e qui ci vengono in soccorso le parole pronunciate da papa Francesco durante l’udienza del mercoledì: “L’uomo, usando dei beni creati, deve considerare le cose esteriori che legittimamente possiede, non solo come proprie, ma anche come comuni, nel senso che possano giovare non unicamente a lui, ma anche agli altri. Ogni ricchezza, per essere buona, deve avere una dimensione sociale”.
Vorrei inoltre esprimere tutta la mia vicinanza alla famiglia di Simona Carpignano deceduta nel crollo di Marsiglia. Simona è una delle tante nostre ragazze e dei ragazzi che hanno cercato lontano da Taranto la realizzazione di legittime aspirazioni, portando le proprie radici sempre con sé, e di cui siamo tutti orgogliosi.
Raccogliamo molte testimonianze del suo amore per la città vecchia dove aveva collaborato in maniera volontaria a progetti di valorizzazione, come pure in tanti la ricordano come “teacher” di italiano al Baby club nel 2014, la struttura dove furono ospitati tanti giovani migranti, grazie alla sua conoscenza delle lingue, compreso l’arabo, che mise a disposizione gratuitamente.
Simona era una ragazza piena di passioni positive, di cui avremmo avuto ancora tanto bisogno e che rimane un esempio a cui ispirarsi, vorrei che non mancasse una preghiera per le e la sua famiglia da ciascuno di noi.
Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto