R. – Sono otto anni che io sono a Taranto e siamo continuamente in bilico, quindi continuamente sospesi tra i segnali positivi di ripresa del lavoro e soprattutto di cura dell’ambiente e segnali negativi in cui tutto si ferma, perciò io chiedo e spero che il governo possa intervenire e che sia messe in primo piano la difesa dell’ambiente, la cura della casa comune e la dignità del lavoro che in questa situazione è molto sacrificata. Sono queste le preoccupazioni che ci stanno a cuore più di ogni altra cosa.
La sfida è come riuscire a conciliare lo sviluppo industriale e la tutela del creato. Questo è anche l’obiettivo dei piani presentati. E’ possibile farcela?
R.- Secondo me ci si può arrivare utilizzando le moderne tecnologie e facendo leva su una produzione eco-compatibile, magari ridotta. Secondo gli stessi piani stabiliti che prevedono uno sviluppo che non nuocia alla natura e alle persone. Certo c’è l’elemento complicante, che è costituito dalla pandemia, per cui l’Ilva è toccata come sono toccate tutte le industrie di italiane e tutto il settore lavorativo. Per cui abbiamo un elemento che aggrava la situazione e ci troviamo ulteriormente in bilico.
Infatti la pandemia del coronavirus ci obbliga a fare uno scatto nell’essere custodi dell’opera di Dio, come ci ricorda l’ultimo testo del Dicastero per lo Sviluppo Integrale pubblicato ieri…
R. -Sicuramente ci fa porre delle grandi domande sulla responsabilità umana in tutto questo. Soprattutto sulla responsabilità umana sull’inquinamento in genere, sui cambiamenti climatici…qui c’è una grossa parte di responsabilità umana. D’altro canto la pandemia può far nascere delle domande ancora più radicali, perché alla pandemia non sono legati solo gli elementi tecnici ed economici, alla pandemia sono legati elementi umani, come la morte di tante persone, che sono scomparse senza nemmeno poter salutare i propri parenti. C’è come una paura sottile che ci accompagna e quindi la paura riguarda quello che ne sarà della vita, della mia vita, della nostra vita, e perciò ci è chiesto una difesa ulteriore, prioritaria, delle ragioni della vita, delle ragioni della Salute, delle ragioni dell’ambiente, come giustamente il documento del dicastero lo sottolinea. Noi come Comitato per le Settimane sociali, stiamo preparando la Settimana sociale di Taranto (dal 4 al 7 febbraio 2021 ndr) con il tema “ambiente, lavoro e futuro” e quello che ci sta cuore è proprio un futuro degno della dignità della persona umana e degno della salvaguardia della casa comune. Però bisogna realmente ricostruire una capacità al lavorativa che produca, particolarmente nelle zone più ferite del Sud, una rinascita, un rilancio del cammino, un rilancio della vita, e questa capacità lavorativa adesso non può essere pensata in termini di sfruttamento dell’ambiente, di sfruttamento delle risorse, come se queste risorse fossero infinite. Istituire capacità lavorativa e investimenti che siano ecocompatibili, è proprio sulla qualità dell’investimento che si gioca il nostro futuro
Sono iniziate in questi giorni le celebrazioni del V anniversario della Laudato sì. Questa enciclica può guidare governanti e imprenditori verso un modello di sviluppo che metta al centro più la solidarietà e lo sviluppo integrale che il profitto?
R.- La Laudato si’ ci invita proprio ad una conversione culturale, a un cambiamento di mentalità, a un cambiamento di rotta; che quindi cambino gli stili di vita e che quindi cambino anche i modi di intendere lo sviluppo. Uno sviluppo che giustamente, se si ascolta il messaggio della Laudato si’, mette al centro il valore della persona e mette al centro, come abbiamo visto nel sinodo dell’Amazzonia, l’attenzione al grido della terra e al grido dei poveri.
Audio dell’intervista a Radio Vaticana