Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Fratelli e sorelle,
saluto il Padre Spirituale, monsignor Marco Gerardo, e il priore, Antonello Papalia, tutte le Autorità Civili e Militari e voi fedeli tutti.
I Misteri dolorosi sono in mezzo a noi, essi nelle varie stazioni ed immagini raccontano delle sofferenze del Giusto, dei patimenti di Cristo per la nostra salvezza. Essi parlano di un amore attuato con i fatti, con la donazione totale della vita del Figlio di Dio. Questi Misteri simboleggiano la verità di Dio e la verità sugli uomini. Ciò che noi siamo senza la sua presenza è odio, violenza, cattiveria, peccato. Se oggi guardassimo a queste immagini dal lato degli uomini proveremmo amarezza e compassione o addirittura, come dice il profeta Isaia, disgusto. Perché la morte, la sofferenza, l’odio, gli insulti, la condanna ingiusta, ci fanno paura e ci indignano. Invece il dono della grazia di questi giorni è quello di percepire da tali segni la forza dell’amore, così da sentirsi da esso raggiunti e trasformati.
Nelle ultime ore della sua vita terrena, il Signore, viene trascinato in una spirale di violenza senza limiti. Colui che ha guarito tanta gente, che è stato osannato a Gerusalemme come il Messia, reputato maestro autorevole e intoccabile sotto i portici del tempio, in poche ore viene tradito, arrestato, condannato e ucciso. Sul suo corpo si accanisce la soldataglia romana ed è oggetto di insulti e cattiverie senza motivo.
In questo baratro il Signore ci insegna a mettere in pratica tutto ciò che ha predicato, Lui che per le strade diceva alla gente comune di porgere l’altra guancia, di non rendere mai a nessuno male per male, di benedire sempre e di mai maledire.
Nei Misteri vediamo quello che accade sotto terra al seme e cioè che per germogliare deve cadere, morire. Contempliamo ciò che Dio è capace di fare per ciascun uomo o donna sulla faccia della terra.
La conoscenza di Gesù ci apre all’amore, alla speranza, alla vittoria sul peccato e sulla morte. Assistiamo in questi giorni di come la lontananza dal Signore tramuti questo mondo in un inferno di guerra e di dolore.
Ieri sera nella Cattedrale di San Cataldo, ho lavato i piedi a dei ragazzini ucraini, rifugiati qui a Taranto. Uno di essi non voleva farlo perché gli ricordava il suo papà, che spesse volte nella sua parrocchia in Ucraina ha fatto, come si suol dire, l’apostolo. Ho visto un bambino paralizzato nelle emozioni, scaraventato lontano da casa sua, con il pensiero fisso al suo papà e al resto della famiglia lontana. Nella tristezza profonda di questo bambino, in un attimo, ho ascoltato tutto il racconto dell’idiozia della guerra. Quando il mondo smarrisce la strada di Dio, che è strada dell’amore, il mondo diventa un inferno. Ecco perché al contempo la processione di oggi ci racconta quello che siamo noi e il bisogno che il cuore di ognuno incontri l’amore di Dio che perdona e risana.
Uniamoci al grido del Santo Padre Francesco, unico e credibile profeta di pace in questo momento buio della storia: «Tacciano le armi».
I Misteri sono sulle nostre strade, anche dopo i due anni di pandemia, la strada rimane la medesima con tutte le questioni aperte della nostra terra: la salute, la cura dell’ambiente, il lavoro: nel cammino della Via Crucis, che è cammino di verità, devono diventare intenzione di preghiera e di impegno civico.
Come ho avuto modo di dire nel consueto precetto pasquale celebrato nello stabilimento siderurgico, sembra passato molto tempo da quando abbiamo ospitato a Taranto la 49a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, “Il pianeta che speriamo” il tema che con tanta passione abbiamo affrontato. Era solo ottobre dello scorso anno.“Tutto è connesso” è l’hashtag che ha accompagnato quei giorni così ricchi di speranza!
Il vaccino contro il Covid ci aveva fatto ritrovare fiducia, poi la guerra, terribile.
E abbiamo sperimentato negativamente quanto davvero sia tutto connesso, “l’economia di guerra” ci ha fatto fare di un colpo un salto indietro: più risorse per gli armamenti, più carbone, nucleare. E più acciaio, serve più acciaio in tempo di guerra.
E giù deroghe, la guerra ha cancellato il riscaldamento globale.
Preghiamo fortemente che si comincino a vedere i segnali di una inversione di rotta; che si affermi l’audacia di un cambiamento anche nelle persistenti limitazioni provenienti dal Covid e dalla guerra.
Per il futuro di Taranto si parla di tante speranze legate al PNRR, alla ZES, al Cis, ai Giochi del Mediterraneo, alla nuova Amministrazione del Comune; tutto questo diventa per noi oggetto di preghiera e di vigilanza civica. A Taranto si riverseranno e giungeranno tanti soldi chiedo a tutti e in particolare alle autorità di vigilare con rigore perche non finiscano nelle mani della mala vita o siano deviate per altri fini diversi dal bene comune. La nostra Città ha tutto il diritto di rinascere e di mostrare la sua bellezza.
Amici è bello ritornare per le nostre strade a presenziare ai riti della passione in mezzo al nostro popolo; lo abbiamo tanto desiderato. E’ bello per noi vedere i perdoni e i confratelli incappucciati, ma è più bello ancora per noi capire perché lo fanno che è esattamente stare qui, in compagnia di Nostro Signore, della Sua Madre Santa nell’abbraccio della fede. Come abbiamo ripreso con esultanza i riti riprendiamo la partecipazione “in presenza” alle nostre messe e liturgie. Lasciamo la televisione solo per gli ammalati che non possono uscire da casa. Non smarriamo la luce, ricordiamo sempre quello che abbiamo passato nell’isolamento.
A Taranto le processioni sono lente, nazzicano. Approfittiamone. Nessuno può dire di non essere riuscito a salire sul treno della salvezza, il Signore rallenta perché aspetta ciascuno! Avviciniamoci a Lui con cuore nuovo. Ecco, sì, il Signore è vicino.
E’ vicino e dice: “Ho sete”. Ha sete del nostro sì, ha sete e chiede l’acqua del nostro amore, ma non a parole. Che incrociando anche solo per un istante lo sguardo dell’ “Ecce homo”, della “Cascata” del Calvario e dell’Addolorata torniamo al Signore e lo preghiamo perché la nostra vita si converta, perché stando ancora attenti e cauti cessi la pandemia e che finisca questa guerra sacrilega. Cessino anche le varie forme di violenza anche in famiglia, i femminicidi, gli assassinii fatti anche da giovani gang. Che possiamo essere costruttori di fraternità e di pace.
La Pasqua ci offre l’infinito amore del Signore morto in croce. Cristo Signore ci accoglie a braccia spalancate. Buon pellegrinaggio per le strade della nostra Città nel cammino della passione verso la Pasqua.
Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo,
perché con la tua santa croce hai redento il mondo.