Concelebrazione eucaristica per l’imposizione
del Pallio da Metropolita

«Questo Pallio sia per te simbolo di unità e segno di comunione con la Sede Apostolica;
sia vincolo di carità e stimolo di fortezza,
affinché nel giorno della venuta e della rivelazione del grande Dio e del principe dei pastori Gesù Cristo,
tu possa ottenere, con il gregge a te affidato, la veste dell’immortalità e della gloria
».

(dal Rito di benedizione e d’imposizione del Pallio)

 

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Nella sua forma odierna, il Pallio degli Arcivescovi Metropoliti è un paramento liturgico in uso nella Chiesa cattolica, costituito da una stretta striscia di stoffa di lana bianca incurvata al centro. Simbolo del buon pastore e dell’Agnello crocifisso per la salvezza degli uomini, esso indica un legame speciale con il Papa ed esprime, inoltre, la potestà che, in comunione con la Chiesa di Roma, l’Arcivescovo Metropolita acquista di diritto nella propria giurisdizione.

Il Pallio arcivescovile è decorato con sei croci nere di seta, una su ogni coda e quattro sull’incurvatura, ed è provvisto di tre acicule, o più comunemente denominate spille, che ricordano i chiodi della crocifissione, segno evidente della prontezza con cui è il pastore disposto a donare la vita per il proprio gregge, così come Cristo ha offerto sé stesso sul legno della croce.

Il Pallio, perciò, rappresenta l’agnello portato sulle spalle come simbolo dell’ufficio del Vescovo che lo indossa, chiamato, a sua volta, a essere buon pastore per la sua porzione di Chiesa a lui affidata. Il Santo Padre concede il Pallio agli Arcivescovi Metropoliti, ai Primati e al Patriarca Latino di Gerusalemme, evidenziando il segno esplicito e fraterno della condivisione di questa giurisdizione con gli Arcivescovi Metropoliti, e mediante questi con i Vescovi loro suffraganei. Esso quindi è segno visibile della collegialità e della sussidiarietà nell’esercizio del governo della Chiesa.

Già in uso nel vestiario degli ufficiali statali romani nell’antichità, a partire dai primi secoli, i Papi utilizzavano una vera pelle di agnello poggiata sulla spalla. Successivamente entrò in uso un nastro di lana bianca intessuto con pura lana di agnelli allevati per tale scopo. Nel IV secolo, il Pallio divenne poi un’insegna liturgica propria e tipica del Papa. Nelle rappresentazioni più antiche il Pallio liturgico appariva in forma di sciarpa aperta e disposta sopra le spalle. Il modo di utilizzare il Pallio è cambiato nei secoli: nei primi secoli, un lembo del pallio segnato da una croce pendeva anteriormente sul lato sinistro della figura, mentre l’altro lembo saliva sulla spalla sinistra, girava attorno al collo e, passando sulla spalla destra, scendeva basso dinanzi al petto, per tornare infine sulla spalla sinistra e ricadere dietro la schiena. Questa maniera di portare il Pallio si mantenne fino all’Alto Medioevo, quando, mediante gli spilloni, si cominciò a far in modo che i due capi pendessero esattamente nel mezzo del petto e del dorso. Sostituendo gli spilloni con una cucitura fissa, si arrivò alla forma circolare chiusa, che s’incontra comunemente dopo il IX secolo, come si vede nelle rappresentazioni in varie basiliche romane: Santa Maria Antiqua, Santa Maria in Trastevere, San Clemente. I due capi del Pallio però mantennero sempre una considerevole lunghezza, finché, dopo il XV secolo, furono progressivamente accorciati. L’ornamentazione del Pallio venne in seguito sempre più arricchita.

Il Pallio viene tessuto e confezionato dalle monache del Monastero benedettino di Santa Cecilia in Trastevere a Roma. I Palli così preparati vengono conservati nella Basilica di San Pietro, a Roma, in una teca posta ai piedi dell’Altare della Confessione, vicinissima al luogo della sepoltura dell’apostolo Pietro. La cerimonia di consegna del Pallio si svolge il 29 giugno, solennità dei Santi Pietro e Paolo e la consegna ufficiale è collegata al giuramento di fedeltà al Papa e ai suoi successori da parte dei Metropoliti.

Oggi rimane come segno della potestà dei Metropoliti e del loro speciale legame alla Sede Apostolica ed al Romano Pontefice.