Domenica 22 dicembre alle ore 12 in piazza Maria Mazzarello (al quartiere Paolo VI, nei pressi della caserma dei carabinieri) l’arcivescovo mons. Filippo Santoro inaugurerà e benedirà il monumento a San Paolo VI, nel ricordo della sua storica visita avvenuta il 24 dicembre del 1968, dal quale prende nome il più giovane quartiere della nostra città, e quale segno dell’importanza storica di quell’evento che suscitò l’attenzione del mondo intero.
La Curia Arcivescovile di Taranto e soprattutto le comunità parrocchiali del quartiere (San Massimiliano Kolbe, Corpus Domini, Santa Maria del Galeso e San Giuseppe Moscati) hanno commissionato l’opera, il cui bozzetto è stato disegnato dall’artista suor M. Agar Loche e realizzata in un pezzo unico dalle Pie Discepole del Divin Maestro. Alla realizzazione dell’opera ha contribuito con grande disponibilità il Comune di Taranto (assessorato lavori pubblici e assessorato ambiente), che ha eseguito i lavori di restyling della piazza con lavori di pavimentazione e realizzazione del basamento e la cura del verde. I lavori sono stati seguiti dall’arch. Giovanni Dibenedetto mentre l’Ordine degli Ingegneri donerà la targa che ricorderà la storica visita.
La prima pietra del monumento fu posta, con grande partecipazione di popolo, il 22 dicembre dello scorso anno dal Cardinale Pietro Maria Parolin, giunto nel quartiere per commemorare l’evento.
La visita del Santo Padre avvenne in un anno, quale appunto il 1968, caratterizzato de grandi contestazioni e movimenti sociali di massa i cui effetti perdurano ancor oggi, con una dinamica di rivendicazione dei diritti fondamentali dell’uomo come la salute e il lavoro.
Il Santo Padre giunse a Taranto a portare la presenza e la parola della Chiesa nel cuore degli operai e dei lavoratori scegliendo come cattedra i grandi capannoni dello stabilimento siderurgico (allora Italsider) e da lì proclamò al mondo intero la sacralità e la dignità della vita dell’uomo. Dopo aver scritto la “Populorum Progressio”, Paolo VI in quella circvostanza ribadì che i sacrifici dell’uomo sono a cuore alla Chiesa. Egli ricordò che non poteva esserci vero progresso senza la giustizia sociale, la solidarietà e la carità, mettendo infine in guardia dall’idolo di un progresso che avesse come solo fine accrescere la ricchezza a scapito della dignità umana. Rivolgendosi ai lavoratori siderurgici riuniti per la santa messa della Natività, egli affermò: «Qui due mondi si incontrano, la materia e l’uomo; la macchina, lo strumento, la struttura industriale da una parte, la mano, la fatica, la condizione di vita del lavoratore dall’altra. Il primo mondo, quello della materia, ha una segreta rivelazione spirituale e divina da fare a chi la sa cogliere; ma quest’altro mondo, che è l’uomo, impegnato nel suo lavoro, carico di fatica e pieno lui stesso di sentimenti, di pensieri, di bisogni, di stanchezza, di dolore, quale sorte trova qui dentro? Qual è, in altri termini, la condizione del lavoratore impegnato nella organizzazione industriale? Sarà macchina anche lui? Puro strumento che vende la propria fatica per avere un pane, un pane per vivere; perché prima e dopo tutto, la vita è la cosa più importante d’ogni altra. Ma l’uomo vale più della macchina e della sua produzione» E ancora: «Dite una cosa, trovate strano, trovate anacronista, trovate nemico il messaggio del Vangelo qua dentro? Non vi sono uomini vivi, uomini sofferenti, uomini bisognosi di dignità, di pace, di amore qua dentro? Ecco, figli carissimi, perché siamo venuti. Siamo venuti per voi. Siamo venuti, affinché la nostra presenza vi dimostrasse la presenza consolatrice, salvatrice di Cristo in mezzo al mondo meraviglioso, ma vuoto di fede e di grazia del lavoro moderno».
Perciò la benedizione del monumento a San Paolo VI non vuole essere solo un omaggio a un grande uomo e un grande santo, ma occasione per ribadire l’insegnamento della Chiesa e segnare la storia del quartiere che si onora di essere intitolato al santo papa.