La crisi sanitaria mondiale ci sta insegnando che non siamo invulnerabili, ma siamo fragili di fronte agli attacchi di un virus sconosciuto. Siamo passati dalla minimizzazione del pericolo, al dolore, alla paura per la gravità del momento che suscita seri interrogativi sul valore della nostra vita e sul futuro della nostra esistenza personale e sociale. Quello che con certezza abbiamo compreso è che non siamo onnipotenti: la scienza e il progresso tecnologico, pur con tutti i loro enormi meriti, non possono eliminare il lato grigio dell’esistenza. Questa situazione mette a nudo le nostre contraddizioni: si è passati dagli assalti ai supermercati per svuotare gli scaffali alla cura amorevole dei nostri fratelli, dall’accaparramento sconsiderato al vivere solo con ciò che è necessario. La pandemia ha già prodotto la perdita di tanti posti di lavoro, dimostrando la fragilità del nostro sistema economico e generando nuovi scartati tra i più deboli. Nei loro messaggi i vescovi ci invitano a non lasciarci dominare dalla paura e ad esercitare la carità, a pregare per gli ammalati e per chi si spende per salvare le loro vite e ci chiamano anche alla prudenza in questa perché l’epidemia non dilaghi nuovamente. Ad ogni modo in questo momento così difficile siamo richiamati ad uno stile di vita più sobrio, meno superficiale, più responsabile e più solidale.
La Chiesa non rimane distante dai drammi della nostra gente, ma, come ci ha insegnato il Concilio Vaticano II, sente che “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dell’uomo di oggi, sono anche le gioie e le speranze, le tristezze e angosce dei discepoli di Cristo” (GS 1).
Nel rispetto del primato della persona, sentiamo il dovere di spronare la classe politica regionale ad operare per superare il disagio sociale e costruire il bene comune. Non possiamo pensare a questa elezione come un fatto di ordinaria amministrazione. L’attuale condizione di pandemia, che ha frammentato le relazioni sociali, orientandole verso un pericoloso individualismo, potrebbe rappresentare un alibi per ritirarsi dalla politica; al contrario riteniamo che possa essere la spinta a ripensare il servizio alla polis con modalità nuove. Per i credenti, la politica rimane la più alta forma di carità, come affermava San Paolo VI.
In questo senso, dal momento che nei prossimi mesi saremo chiamati a rinnovare il Consiglio Regionale, desideriamo offrire alcune riflessioni per giungere più consapevoli a questo importante momento per la nostra democrazia. Oggi, quando si parla di Puglia, non si guarda solo alle sue bellezze, ma anche a grandi nodi problematici che avrebbero bisogno di essere sciolti senza indugi.
1. La dignità del lavoro risulta essere ancora essere ferita e, mentre abbiamo visto una iniziale regolarizzazione dei migranti stagionali, ancora continuano forme di caporalato, lavoro nero, ecomafie e agromafie, e i più fragili, come tanti fratelli immigrati presenti sul nostro territorio, continuano ad essere vessati dagli artefici dei fenomeni devianti appena citati.
Altra annosa questione tocca sempre il mondo del lavoro e riguarda le prospettive del mondo giovanile. L’emigrazione è ripresa da un decennio ed è sempre drammatica, anche perché i giovani che lasciano la nostra terra hanno tutti un livello di formazione decisamente elevato. La realtà ci racconta che negli ultimi 10 anni circa 150.000 giovani sono emigrati dalla nostra Regione (Rapporto SVIMEZ 2019) e questo rappresenta una vera emergenza, anche in relazione al consistente calo delle natalità. Le nostre comunità ormai invecchiano e sono prive di ricambio generazionale. Da questo punto di vista la Chiesa non è inerte: segnaliamo che il Progetto Policoro della CEI, presente in tutte le Diocesi Pugliesi e teso a formare i giovani alla cultura del lavoro e all’autoimprenditorialità, sta contribuendo a dare nel piccolo segni di speranza, soprattutto grazie all’utilizzo del microcredito diocesano. Ad ogni modo si rende necessaria l’attivazione di percorsi solidi e credibili attraverso la ripresa della Formazione Professionale e, allo stesso tempo, lo sviluppo degli Istituti Tecnici di Specializzazione nel post diploma di maturità, oltre al consolidamento del microprestito, già attivato dalla Regione Puglia, da rivolgere ai giovani privi di garanzie bancarie, dato che lo stesso settore rende difficile comunque l’accesso al credito e alla liquidità. Richiamiamo inoltre la necessità di grandi infrastrutture che, oltre ad essere fonte di lavoro degno, permettano ad alcune parti della Puglia di uscire dall’isolamento geografico economico e sociale. Restando nel perimetro segnato dal lavoro, stiamo sperimentando nella Pubblica Amministrazione ed in molte aziende private lo smart working: si tratta di un’opportunità su cui occorre vigilare perché, non si traduca, per tagliare i costi, in nuove forme di sfruttamento che non prevedano il “diritto alla disconnessione” e, soprattutto, privino il lavoro di quell’aspetto relazionale che è la sua forza più grande.
2. La questione ambientale. La nostra Regione, considerata una delle più belle mete per bellezze ambientali e monumenti storici, a causa della pandemia è una delle più provate nel settore turistico e continua a dover fronteggiare alcune emergenze sul piano ambientale che cozzano con la meraviglia che caratterizza la stragrande maggioranza del territorio. La complessa vicenda dell’ex Ilva, oggi Arcerol-Mittal, insegna che la Regione Puglia, ispirandosi alle buone pratiche proposte dalla Laudato sì, dovrà continuare a battersi perché si produca acciaio senza devastare l’ambiente e senza ferire la dignità dei lavoratori e degli abitanti più vicini alla zona industriale. Papa Francesco invita tutti a custodire e non deturpare la Casa Comune per abitarla dignitosamente e responsabilmente. Per questo auspichiamo che l’azione politica della nuova Consigliatura, nel rispetto delle proprie competenze e con gli strumenti concessi dalle leggi, sia impegnata nell’azione di bonifica e messa in sicurezza del siderurgico tarantino, della Centrale di produzione di energia elettrica e dell’intera area portuale di Brindisi tutte direttamente collegate alla movimentazione e all’uso del carbone.
3. La Xylella. La devastante distruzione degli olivi secolari, avvenuta per il progressivo diffondersi della Xylella, forse tragicamente sottovalutata, attende ancora una strategia efficace di confinamento della diffusione, cosi come urge una politica di ripopolamento e sostegno agli agricoltori ed imprese, che hanno visto distruggere un patrimonio senza alcuna prospettiva.
4. Tra l’altro, come abbiamo già osservato, il settore turistico che si è rivelato vitale per l’economia pugliese, rischia di essere fortemente compromesso. Sarà fondamentale garantire sostegno a questo comparto (alberghi, villaggi turistici, stabilimenti balneari e termali, ristorazione), come a quello legato alla cultura e alle tradizioni, considerando le loro evidenti difficoltà: tanti lavoratori stagionali temono di veder compromesso il loro futuro.
5. Rimane urgente anche la questione della sanità pubblica in evidente stato di affanno: l’emergenza sanitaria in questi mesi ha fatto riscoprire l’importanza della salute come bene sociale e globale, che può essere tutelato solo con la cooperazione e la solidarietà di tutti. Umanizzare le cure e soprattutto ridurre i tempi di attesa degli esami diagnostici, delle visite specialistiche e degli interventi chirurgici deve essere un obiettivo primario da perseguire: la qualità della vita del paziente non può prescindere dalla riorganizzazione dei presidi ospedalieri e dal rafforzamento qualitativo e quantitativo del personale sanitario.
6. Facciamo tristemente i conti con la criminalità organizzata: è sotto gli occhi di tutti quello che sta accadendo nel foggiano, dove lo Stato non sta facendo mancare la sua risposta, ma dove anche la società civile ed ecclesiale sta reagendo con coraggio e determinazione. Gli sforzi di Magistratura e Forze dell’Ordine, vanno sempre sostenuti non spegnendo i riflettori sulla questione sicurezza e legalità, per evitare il rischio che la questione passi nell’oblio più totale. Sarebbe però un’omissione non segnalare la sofferenza di tante imprese a causa di una elevata pressione fiscale che andrebbe evidentemente ridimensionata.
Le nostre comunità e il vasto mondo di associazioni, movimenti e del volontariato sono chiamate a lavorare per unire le forze in vista del bene comune e, anche nelle difficoltà che abbiamo segnalato, essere fattore di speranza e di responsabilità per costruire il nostro presente e il nostro futuro.
È quanto mai urgente passare, per dirla con Papa Francesco, dal “balcone”, cioè dallo stare a guardare dal balcone a giudicare tutto e tutti, all’impegno concreto, “sinfonico”, senza nessuna forma di demagogia per il bene comune a vantaggio della nostra amata Puglia.