Messaggio per la Quaresima 2018

L'Arcivescovo Filippo Santoro alla comunità diocesana

Fratelli e Sorelle,

siamo alla prima Domenica della Quaresima con il capo profumato ancora della santa cenere. Le ceneri per il mondo non profumano, sono un segno drammatico di inutilità e di fine che si vuole censurare. Per i credenti esse sono paradossalmente il segno della rinascita, di una terra che aspetta da Dio il soffio vitale, il vento bruciante del respiro e della rinascita: Adamo che per la decadenza del peccato tornava alla polvere dalla quale era stato levato dall’opera creatrice di Dio, viene richiamato alla vita dalla redenzione del Cristo che per la sua Croce e la sua Resurrezione ridona la vita e la ridona per sempre.

La Quaresima è un tempo privilegiato per essere inondati da un soffio di vita e di speranza; è il tempo del rinnovamento della vita. Tutto ciò accade con l’appartenenza all’umanità del Signore, come il figlio appartiene ai genitori prima di ogni sua decisione perché essi sono all’origine della sua vita. All’inizio non c’è il nostro sforzo, ma il fatto della presenza di Cristo nonostante la nostra distrazione e la scontatezza, la svogliatezza con cui viviamo i nostri giorni. È il mistero di Cristo Crocifisso e Risorto che innesta nella nostra vita il movimento della creazione nuova.

Il Santo Padre Francesco nel suo messaggio per la Quaresima ci passa una metafora dantesca particolarmente significativa in questo tempo propizio nel quale il nostro cuore deve scaldarsi, deve vincere il freddo diabolico dell’isolamento, dell’individualismo e deve tornare a Dio e ai fratelli. Il diavolo, colui che divide e accusa, colui che ci mette l’uno contro l’altro, siede all’inferno nell’immagine di Dante Alighieri su un trono di ghiaccio perché incapace di amare, di legarsi, di condurre bontà. La Quaresima è l’esercizio della nostra libertà, della nostra volontà che risponde all’amore infinito che ci trasfigura e ci libera dal freddo.

Il Papa ci mette in guardia anche dai falsi profeti: «Essi sono come “incantatori di serpenti”, ossia approfittano delle emozioni umane per rendere schiave le persone e portarle dove vogliono loro. Quanti figli di Dio sono suggestionati dalle lusinghe del piacere di pochi istanti, che viene scambiato per felicità! Quanti uomini e donne vivono come incantati dall’illusione del denaro, che li rende in realtà schiavi del profitto o di interessi meschini! Quanti vivono pensando di bastare a sé stessi e cadono preda della solitudine!». Questo tempo santo ci allena a far riemergere dal fondo delle distrazioni quotidiane e dalla confusione di voci che reclamano prepotenti il nostro ascolto, la voce dello Spirito Santo, che ci libera dai lacci dell’ansia, di ogni paura. Egli è il soffio grande  che libera da ogni tipo di angustia, per non essere più suggestionati dalle tenebre, ma ispirati dall’azione luminosa di Dio.

Dalla dimensione personale della nostra conversione non dobbiamo scindere il valore della comunità, siamo infatti  un popolo che vuole vivere la Pasqua del Signore! Per questo motivo questi quaranta giorni sono il tempo fecondo per riappropriarci maggiormente del nostro percorso diocesano. In questo viaggio ci portiamo le cose essenziali e necessarie come le tre parole che ho consegnato all’inizio dell’anno pastorale: vocazione, appartenenza e testimonianza, approfittiamo per condividerle e renderle in qualche modo visibili nelle nostre parrocchie.

Vocazione.

Questo il tempo migliore per vivere a pieno il proprio Battesimo. Dio ci chiama a servire nella sua Chiesa mediante la nostra vocazione specifica: la via del matrimonio, del sacerdozio, della speciale consacrazione. Proprio nella prospettiva vocazionale desidero invitare tutte le realtà ecclesiali del nostro territorio a vivere con entusiasmo la prossima Settimana della Fede che si terrà in concattedrale, incentrata sul prossimo Sinodo dei giovani. Non ci è dato di mettere in sordina il Vangelo, perché il Signore continua a chiamare i giovani e le giovani nella consacrazione anche a seguirlo attraverso il sacerdozio, la vita consacrata, o il matrimonio.

Non dobbiamo lasciarci cogliere da uno spirito di timidezza e di falso pudore che ci fa arretrare dal fare la proposta, dall’indicare la via, dal mettere semplicemente in comunione la bellezza dell’avere incontrato Gesù. Siamo spesso colti da fatti raccapriccianti di cronaca che manifestano un’umanità brutta,  che ha praticamente sfrattato Dio, che non ascolta la sua voce, che non risponde alla chiamata ad esistere per l’amore, per la vita. Urge annunciare Dio, urge dire ai nostri ragazzi: «Il maestro è qui e ti chiama!» (Gv 11,28).

Invitiamoli a ricercare la sua voce. Disarcioniamo i nostri ragazzi e non solo loro, da quella rete che parla a vuoto di amicizia, di stati d’animo, di condivisione, che butta tutto fuori sui balconi dei social ciò che hanno di più intimo,  lasciando il cuore al freddo e privo di risposte. Pratichiamo una rete di legami veri, ognuno di noi ha la propria vocazione, ascoltarla e seguirla vuol dire scoprire la felicità. Anche per questo desidero ricordare qui l’iniziativa proposta da papa Francesco, 24 ore per il Signore, a cui darò inizio il 9 marzo alle 19.30 nella parrocchia di San Lorenzo da Brindisi e che terminerà alle 18.00 del 10. È un’occasione per spiegare e praticare il sacramento della confessione, di scoprire la preghiera silenziosa e comunitaria di fronte all’amore che arde e mai si consuma, l’Eucarestia. Pregheremo per le nostre famiglie, per la Città, per il nostro martoriato territorio.

Appartenenza

La Quaresima ci fa uscire, ci spinge nel deserto per ritrovarci fianco a fianco nel cammino di conversione. Il ghiaccio della solitudine e dell’isolamento a cui si accennava prima, viene sciolto dal calore di una vita sparsa perché ogni uomo o donna scopra di essere figlio amato dal Padre. Prendiamo parte alla stessa eredità di Dio, alla sua famiglia. Dopo l’incontro che cambiò la sua vita San Paolo viene affidato ad un luogo, ad una casa di Damasco, e, in particolare, ad una persona, ad Anania che alle prime battute manifesta la sua perplessità con per tutto ciò che ha saputo di Paulo in quanto persecutore della Chiesa, a lui il Signore affida l’apostolo delle genti; Anania si fida perché appartiene a Gesù. Paolo viene battezzato come segno dell’appartenenza a Gesù e alla Chiesa. La nostra sodalità non nasce da pie intenzioni: è il legame del nostro Battesimo e di una comunità concreta. È l’antidoto alla dissoluzione dei rapporti di una società liquida o gassosa.

Nell’appartenenza si sviluppa il cambiamento del battezzato in discepolo, in apostolo con un compito per il mondo. Nei luoghi dove siamo mandati, il Signore ci aspetta e ci cambia, anche se non li abbiamo scelti noi. Paolo a Damasco ha trovato gente comune, semplice, dei quali il Signore si è servito per formare l’uomo nuovo, l’intrepido, l’apostolo delle genti.

L’appartenenza è il punto su cui lavorare in questo tempo di Quaresima perché ci aiuta a vivere concretamente, come in una famiglia il rapporto col Signore.

Valorizzeremo secondo le nostre tradizioni i riti della penitenza e della passione, ma il sacrificio più vero è l’appartenenza a Cristo e alla Chiesa perché questo ci aiuta a superare l’individualismo e costruire comunione nelle nostre parrocchie, movimenti ed associazioni e anche nella nostra conturbata società. Per questo non posso non incoraggiare tutte le iniziative pastorali e di preghiera che vedono coinvolte a livello vicariale più parrocchie e gruppi, per non rinchiudersi nel proprio orto e per guadagnare un unico sentire ecclesiale, capace di carità verso vicini così come lo sguardo sulle istanze dei fratelli di tutto il mondo, come per i cristiani perseguitati in tante terre del nostro pianeta e per le chiese più povere.

Testimonianza

Una persona che riconosce di appartenere al Signore vive da testimone. La testimonianza è lo scopo della nostra vita. Testimonianza, parola essenziale al nostro essere cristiani. Insita nel nostro battesimo come dicevamo, siamo al contempo battezzati e inviati ad annunciare, a cambiare il mondo circostante, a seminare la speranza.

Il tempo quaresimale rimane un tempo privilegiato anche per vivere la carità come segno visibile e credibile del cammino interiore di conversione. Le pratiche del digiuno e dell’astinenza dalla carne che non sono cadute nel disuso né tanto meno sono state sostituite, devono essere proposte  con quello spirito di maturità che non le vede come esercizi ascetici fini a sé stessi, ma come quell’allenamento che ci porta a liberarci dalla schiavitù delle cose e dall’egoismo, perché il cuore rimanga sveglio per condividere e abbia occhi per vedere le necessità dei fratelli. Rinunciare a qualcosa sulla nostra mensa, mettere da parte dei risparmi per i poveri, sono gesti che possono rivelarci quanto libero o meno sia il nostro cuore e soprattutto quanto sia capace di gioire più nel donare che nel ricevere (cfr. At 20,35).

In questa Quaresima di fraternità voglio incoraggiare tutte le iniziative di sostegno e di sensibilizzazione del Centro di accoglienza notturna San Cataldo Vescovo. Queste settimane siano l’occasione anche perché i gruppi parrocchiali lo visitino, possano vivere nella cappellina del centro per momenti di preghiera e perché le nostre comunità conoscono questo miracolo della Provvidenza e della generosità di tutti. Quella che è un’opera buona ha bisogno di essere custodita, sostenuta e mai dimenticata. Non è passato molto tempo da quando un ospite del San Cataldo Vescovo mi ha ringraziato commosso per avergli restituito la dignità di un posto caldo e pulito, dopo le disavventure di un matrimonio fallito e di tanti errori, ha trovato la carezza di una Chiesa accogliente e pronta. Quella Chiesa siamo noi, la Chiesa di Taranto, che concretamente vuole rendere possibile a tutti l’incontro con Gesù! È bello allargare il cuore come il Signore ci chiede.

La nostra testimonianza è richiesta in tutti gli ambiti della vita, compreso quello civile, sociale e politico e sarà un nostro impegno quaresimale anche approfondire e vivere con responsabilità la nostra chiamata al voto. Mi rendo conto ogni giorno di più che dobbiamo riscoprire la passione per la partecipazione di tutti i cittadini e quindi dei cattolici alla politica. In questa tempesta di promesse inverosimili, di toni esasperati, di ricercate patenti di moralità improbabili, forse che non abbiamo bisogno di orientarci intorno a principi della Dottrina Sociale della Chiesa? Forse che non abbiamo bisogno di tornare a riaffermare l’inalienabile valore della vita? In una situazione di precarietà generale del nostro Paese abbiamo una maggiore responsabilità, quella di continuare ad essere sale della terra e luce del mondo! Nella nostra diocesi è attivo da diversi anni ormai un vero e proprio laboratorio–scuola di formazione sociale e politica al quale partecipano tanti giovani. Non dobbiamo aver paura di mettere in circolo il grande patrimonio della Chiesa circa le questioni sociali. La Chiesa di Taranto in questi anni, non ha fatto mai mancare la sua parola di riflessione, di incoraggiamento tenendo sempre la stessa direzione del bene comune, a prescindere dalle opportunità e dagli scenari politici ed economici che si sono avvicendati e che oggi in fase di campagna elettorale assumono valore tristemente variabile, ma che per noi rimangono gli stessi. I cattolici ancora una volta devono dare testimonianza di coscienza retta, tesa al bene comune, alla difesa della vita, dell’ambiente e del lavoro. Cari amici, non perdete questa occasione di votare!

Questa Quaresima, ricca di iniziative, di tradizioni, di momenti in cui ci si stringe ai simboli dell’amore immutabile del Signore nella sua Passione, Morte e Risurrezione sia anche un tempo di rinascita sociale facendo sviluppare il meglio della nostra terra. È tempo di responsabilità e di appartenenza. Non deleghiamo a nessuno la nostra libertà e la nostra solidarietà. Vinciamo il lamento con la partecipazione attiva come accade nelle pratiche della nostra fede. In ogni angolo della nostra terra si moltiplicheranno i momenti di preghiera, i riti e i gesti di solidarietà; incoraggiamoci gli uni gli altri: «venite camminiamo nella luce del Signore (Is 2,5)».

A tutti la mia benedizione in questo tempo prezioso che prepara la Pasqua.

 

+ Filippo Santoro, Arcivescovo