Vergine, Addolorata, Madre di Dio e della Chiesa, sono venuto qui come pellegrino solitario.
Ho sentito sulle mie spalle tutte le preghiere dei tarantini che volevano essere qui a vederti.
Ogni anno, da quando sono a Taranto, questo è stato un momento speciale. Fui rapito dal tuo essere cullata dai confratelli, dalle marce strazianti e soprattutto dal profumo della devozione di questa città: i ceri, tutti i volti orientati in alto verso la scalinata, il vento non sempre clemente a sferzare l’antica facciata del tempio di San Domenico Maggiore.
Ho sempre cercato di farmi interprete dei dolori e delle lacrime di questa città. Non si può capire Taranto senza essere passati da questa notte, dalla notte del giovedì santo, non si può dire di conoscere o di essere tarantino se non si passa da qui.
Da questo pendio abbiamo cercato sempre le ragioni della ripartenza, ci siamo fatti coraggio per la tua vicinanza e abbiamo imparato ad aver fede e fiducia nel Signore.
Qui ti abbiamo raccontato il dolore: i morti sul lavoro, la minaccia per salute dei tarantini, il conflitto della scelta fra salute e lavoro, il problema della disoccupazione.
Ma oggi è diverso. Siamo smarriti. Non siamo solo provati. Oggi abbiamo paura.
Siamo vulnerabili e il futuro incerto ci scoraggia.
Siamo stati privati di una cosa essenziale che davamo per scontata, siamo stati privati della comunità.
Stiamo imparando che ogni cosa può crollare e che non esistono sicurezze in questo mondo.
Cosa veniamo chiederti Santa Madre di Dio?
Un pizzico di fede, quello sufficiente per spostare la montagna, per guardare oltre e per non essere inghiottiti dalla notte, quello per ritrovare la via, il segno di orientamento che ci permetta di non soccombere, ma di proseguire il nostro cammino verso la Risurrezione.
Il tuo stato d’animo di donna consapevole della morte del figlio, il tuo essere sotto la sua croce, il tuo diventare madre dei credenti è per noi un’àncora di salvezza.
Rifugiati sotto il tuo manto, invochiamo con te il soffio dello Spirito che gonfi come una vela il tuo abito e ci sospinga fuori da questa bonaccia che ci lascia attoniti e presi dal panico (Sal 48).
Tu sei la donna per la cui intercessione il Figlio di Dio ha cambiato l’acqua in vino anticipando l’ora del Redentore. Anche adesso, ti chiedo Madre di anticipare l’ora dell’intervento di Gesù perché per la sua croce, ci salvi, ci liberi da ogni male.
È commovente come tanti tarantini abbiano sentito la responsabilità di farsi carico dei bisogni dei loro concittadini in situazione di bisogno; è commovente l’abnegazione di tutto il personale sanitario.
Viviamo un periodo che troverà posto nei libri di storia, niente sarà più come prima, ma potrà essere meglio se sapremo far tesoro di questa esperienza.
In questi giorni stiamo riscoprendo il valore delle cose che avevamo trascurato presi dalla frenesia del quotidiano, abbiamo scoperto che possiamo fare a meno di quello che abbiamo a torto ritenuto necessario; abbiamo riscoperto la bellezza della famiglia.
Ci giungono da più parti le immagini della Natura che torna a respirare, i delfini simbolo di Taranto si avvicinano alla costa: dobbiamo rallentare e ricostruire un futuro che non prescinda dal rispetto del Creato, ne abbiamo oggi la possibilità.
Avremo bisogno della collaborazione di tutti. Grande è il peso economico di questa vicenda sull’economia ma grande è la lezione e dobbiamo impararla: solo se l’uomo è al centro del nostro progetto avremo un futuro degno. È l’azione più dura e più vera che stiamo imparando: nessuno si salva da solo!
È così straordinario quanto accade che siamo costretti a rinunciare ai nostri riti non senza dolore, essi rappresentano profondamente l’identità della nostra comunità, ma questo non deve indurci a credere che vivremo meno intensamente la passione di Gesù. Anzi.
Vorrei che non fossero la nostalgia, la malinconia, la tristezza a caratterizzare questo triduo, perché in ogni tempo, anche in quello della prova, è data la Grazia e ogni atto è tempo favorevole per incontrare Dio.
La Settimana Santa 2020 sarà un punto fermo della memoria, un paradigma della storia dell’umanità e della fede che mai avremmo neanche lontanamente immaginato di declinare. Questo può esser un momento di verifica e di purificazione. Ti chiedo Vergine madre di renderci persone migliori, di rifondare la nostra vita su quello davvero conta e davvero vale. Pasqua è tempo di rinascita e speranza e noi siamo sicuri che, con la forza che chiediamo al Signore, guidati dalla sua luce, verremo fuori da questo male oscuro.
Madre santa tu sei stata la sentinella della risurrezione, hai insegnato agli apostoli ad attendere e perseverare nell’attesa dello spirito consolatore, non hai disprezzato la comunità degli apostoli che avevano abbandonato il Signore. Tu che sei stata discepola del Figlio tuo e hai imparato con il tuo stesso grembo che nulla è impossibile Dio, ripeti a ciascuno, all’eredità del tuo Signore, la Chiesa che siamo noi, le parole che l’angelo rivolse a te, nell’intimità della tua casa.
Da questa casa di preghiera, fai giungere nelle nostre case quella rassicurazione che ha illuminato il tuo sì e che ha permesso all’eterno di farsi storia. Ripeti a me e a tutti: “Sia gioia a te, non temere perché sopra di te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo, perché nulla è impossibile a Dio!”. In questi giorni, Madre cara, giustamente abbiamo avuto tanti invito rassicuranti «restate a casa», «andrà tutto bene» e mi sono chiesto quali potessero essere le tue raccomandazioni per noi. Mi è subito venuto in mente il tuo testamento a Cana di Galilea, quando hai detto ai servi: «qualsiasi cosa vi chieda il Signore, fatela». Non si tratta di una raccomandazione bonaria e di buon senso ma di un’esortazione a comprendere come nella direzione di Dio e nell’adesione fiduciosa alla sua volontà vi sia la salvezza, il ribaltamento di ogni situazione anche la più impensabile e catastrofica. Noi che consociamo a memoria la Via crucis, sappiamo che ad ogni caduta ci si rialza sempre, che se anche il cielo si fa buio su tutta la terra da qualche altra parte cominciano a spezzarsi i sepolcri, che quella grossa pietra messa definitivamente sulla vita sarà la prima ad essere rotolata. Rotolata via.
Madre, non possiamo portarti per le nostre strade e non possiamo manifestare la nostra profonda devozione, ma non per questo non ascolterai le nostre preghiere, non per questo lascerai le nostre suppliche.
Ti affidiamo tutte le vittime del virus, i medici, tutti coloro che difendono la salute, tutti coloro che sono più vulnerabili, accendi in noi il desiderio di custodire i fragili e i poveri. A nome di tutti nella tua mano, metto il fazzoletto, è un gesto di tenerezza e di amore, che non ha bisogno di commenti.
Il fazzoletto è intriso delle lacrime del mondo, mischiale con le tue, in un mondo in cui non possiamo avere contatti gli uni con gli altri, il nostro cuore è legato al tuo e non si stacca.
Rendici cristiani maturi. Noi non ci staccheremo da te e tu non ci abbandonare o Madre dei dolori!
Salve Regina